il progetto

Immagine dal vero

Sensibilizzazione ed Empowerment

Il progetto prevede la realizzazione di un documentario sugli immigrati residenti in Sicilia che possa aiutare a combattere la stereotipizzazione, la vittimizzazione o la stigmatizzazione degli immigrati (empowerment) e portare in primo piano le loro storie di vita vera, evidenziando i benefici apportati nel contesto in cui vivono (sensibilizzazione) nell’ottica del rafforzamento dell’inclusione sociale, della capacità di apprendimento e delle pari opportunità.

L’idea prende spunto dalle riflessioni su “sensibilizzazione e empowerment dei migranti” elaborate dalla Presidenza del Consiglio europeo di Salonicco (2003), dalla terza edizione del Manuale sull’integrazione realizzato nel 2010 dalla Commissione europea e dal documento strategico Europa 2020. Il contesto di riferimento del progetto è la Sicilia, che ospita al 1° gennaio 2011, 141.904 stranieri (2,8% della popolazione residente). Nel 2011 i nuovi ingressi di cittadini non comunitari nella sola città di Palermo sono stati di 2.820 unità: 1.402 hanno dichiarato di recarsi a Palermo per lavoro, 897 per la famiglia, 521 per altre ragioni. La presenza di individui provenienti da altri ambiti territoriali, distanti geograficamente e/o socialmente, genera, di frequente, nelle comunità di accoglienza sentimenti di diffidenza con l’effetto di rallentare in maniera ulteriore il già difficile processo di inclusione sociale. Come afferma un’indagine Istat del 2011 sulle “Discriminazioni in base al genere, all’orientamento sessuale e all’appartenenza etnica”, il 59,5% dei cittadini afferma che nel nostro Paese gli immigrati sono discriminati, cioè sono trattati meno bene degli italiani. La maggior parte degli intervistati ritiene difficile per un immigrato l’inserimento nella nostra società (80,8%): addirittura il 2,4% lo ritiene impossibile. La cultura del sospetto e della diffidenza nei confronti degli immigrati è stata negli anni diffusa soprattutto dai mass media: gli immigrati singolarmente sono stati considerati causa di allarme sociale, paura, preoccupazione; come fenomeno, l’immigrazione, è stato associato a problemi più complessi quali la delinquenza e la clandestinità. Ad oggi la tendenza dei media è quella di affrontare il tema dell’immigrazione in chiave negativa piuttosto che positiva; concentrandosi non sulle capacità di un individuo ma sulla sua condizione, non sulle doti ma sulle carenze, non sui risultati ottenuti ma su quelli che lo status gli preclude. Kaneman, vincitore nel 2002 del Premio Nobel per l’economia, ha rilevato che i nostri processi decisionali determinati dall’azione non sono assolutamente razionali ma piuttosto condizionati da scorciatoie mentali dette euristiche. L’euristica della disponibilità non è altro che la funzione cognitiva che permette all’individuo di discriminare attraverso gli episodi più frequenti in memoria (disponibili). Di conseguenza si prevedono gli eventi come probabili sulla base non di ricerche accurate, ma piuttosto sulla base di ciò che abbiamo vissuto o di ciò che abbiamo visto (TV, film, giornali, web, ecc). Analogamente a quanto succede per la televisione, il cinema si è mosso nei confronti degli immigrati con una sorta di pietismo a volte anche troppo edulcorato, arrivando a tracciare un ritratto tale per cui, alla fine, il “diverso” è identificato con il “migliore”, con una figura da cui tutti hanno qualcosa da imparare. Inutile dire come questo approccio (l’immigrato fa la sua comparsa all’interno di storie struggenti e di sicuro impatto emotivo) non faccia altro che tenere distante il tema vero dell’inclusione sociale. I principali bersagli di questa cattiva informazione sono soprattutto i giovani, le cui coscienze vengono ormai plasmate dai media. Come dimostra uno studio “Io e gli altri: i giovani italiani nel vortice dei cambiamenti” presentato alla Camera dei Deputati nel 2010, il 45,8% dei giovani italiani sono “improntati al razzismo”. Si tratta di giovani che mostrano atteggiamenti di minor apertura, quando non di vero e proprio rifiuto e negazione dell’altro e sono soprattutto maschi. Il profilo più estremo del razzismo tra i giovani descrive una persona che ostenta superiorità e persistente bisogno di potenza. Ha atteggiamenti apertamente omofobici, spinte antisemitiche, convinzione dell’inferiorità delle donne. Con il nostro progetto si vuole promuovere un’immagine reale degli immigrati per innalzare e valorizzare il profilo dei loro giovani (empowerment) e portare i giovani siciliani a una percezione più reale ed equilibrata sulla migrazione, l’inclusione sociale e le pari opportunità (sensibilizzazione).

Tali obiettivi verrebbero raggiunti attraverso le attività di: ricerca psicosociale, produzione del documentario e stesura del “Diario di bordo”.  Duecento studenti palermitani, “improntati al razzismo”, vestendo i panni dei tecnici e degli artisti a seguito di una troupe cinematografica, avrebbero l’imperdibile occasione di lavorare a stretto contatto con gli immigrati coinvolti nella produzione del documentario. Verrebbe in tal modo facilitata la capacità di apprendimento dei giovani siciliani direttamente e indirettamente coinvolti. Con la produzione del nostro documentario giungerebbero alla ribalta le storie di successo degli immigrati residenti in Sicilia, contribuendo da un lato, (come segno di crescita di consapevolezza all’interno del mondo dell’immigrazione) a rendere possibile e desiderabile una visione reale del loro mondo che mai sarebbe stata ritenuta legittima e dall’altro, a favorire la caduta di quei pregiudizi e di quelle barriere che escludono la loro inclusione sociale. 

Prendendo ad esempio la piramide dei bisogni di Maslow, la nostra proposta non interviene sui cosiddetti bisogni fisiologici (legati alla sopravvivenza fisica; mangiare, dormire) o sui bisogni di sicurezza, (consapevolezza di avere punti fermi, nel sentirsi accolti, nel sapersi orientare nello spazio con senso di padronanza dell’ambiente). Il sentire comune, nonché l’autorità e il legislatore, hanno da sempre attribuito agli immigrati unicamente i bisogni di primo e di secondo livello rendendo inefficace il processo di inclusione sociale. Come dimostrato da altri progetti europei su “sensibilizzazione e empowerment” solo il riconoscimento all’immigrato di tutti i bisogni indicati nel modello di Maslow consente di rispettare veramente le loro esigenze e di riconoscerne in pieno la loro autonomia. Significa, riprendendo Sen, garantire quella “libertà di acquisire” che è alla base dell’integrazione e dell’uguaglianza. Kassandra, associazione artistica multiculturale con sede a Helsinki, usa i laboratori artistici e il teatro per aumentare la consapevolezza pubblica e fornire uno spazio per collaborare e fare rete ad attori autoctoni e migranti, oltre a mettere a disposizione dei talenti migranti una vetrina per mostrarsi ai media. E’ evidente come negli intenti dell’Unione europea, la “sensibilizzazione e l’empowerment” dei migranti sia una priorità assoluta. Con la realizzazione del documentario garantiremmo agli immigrati il riconoscimento dei bisogni di appartenenza e di attività sociale, i bisogni di autostima e di status sociale, i bisogni di autorealizzazione e solleciteremmo la sensibilità al tema dell’inclusione sociale e delle pari opportunità dei giovani siciliani e dell’opinione pubblica.

Obiettivi generali: inclusione sociale ed empowerment sono azioni distinte ma che si rafforzano reciprocamente e puntano a contrastare la discriminazione e la marginalizzazione. Il progetto mira a sensibilizzare i giovani rispetto al tema dell’inclusione sociale, delle capacità di apprendimento e delle pari opportunità. In particolare si vuole:   

1. Modificare i comportamenti di quei giovani siciliani che ostentano superiorità e persistente bisogno di potenza davanti al “diverso” e/o mostrano sentimenti di vero e proprio rifiuto e negazione;

2. Conferire autorità ai giovani immigrati, dare loro voce pubblica, ampliare la loro sfera d’azione per garantire la nascita di nuovi partenariati organizzativi.

Obiettivi specifici

1.  Migliorare le conoscenze e le sensibilità dei giovani siciliani al fine di dare loro l’opportunità di esprimere opinioni maggiormente informate sulla diversità e di partecipare più attivamente al processo di inclusione sociale, incidendo così sul reciproco adattamento di tutti i cittadini;

2.  Promuovere tra gli immigrati il senso di auto-efficacia, l’autostima, un locus of control più adattivo al fine di responsabilizzarli e valorizzarli. Migliorare la capacità e le risorse degli immigrati permettendo loro di operare scelte sulla propria situazione di integrazione e di agire per migliorala, attivando così una maggiore partecipazione e rappresentatività nella vita pubblica;

3.  Rafforzare l’idea che l’inclusione sociale è un processo bilaterale di reciproca influenza fra immigrati e società ospitante;

4.  Suscitare l’interesse dei datori di lavoro e dei responsabili delle politiche locali per quanto attiene all’analisi dei benefici di un mercato del lavoro transfrontaliero e allo sviluppo di una formazione interculturale;

5.  Ridurre gli atteggiamenti e i comportamenti razzisti reali e/o non dichiarati né manifestati nella popolazione ospitante;

Beneficiari: i beneficiari diretti dell’intervento sono 150 immigrati d’età compresa tra i 14 e i 35 anni, opportunamente selezionati e residenti in Sicilia e 200 studenti delle Scuole secondarie di secondo grado selezionati tra gli istituti palermitani. Con la sola distribuzione in 1000 Scuole siciliane del documentario e del diario di bordo contiamo di raggiungere 500.000 studenti. Il 5% degli studenti raggiunti saranno immigrati. Con la distribuzione online del documentario, lanciata da due presentazioni ufficiali a Roma e a Palermo, contiamo di raggiungere 600.000 spettatori su scala nazionale. Riteniamo che il 20% del pubblico raggiunto sarà di estrazione immigrata e più del 70% avrà un’età compresa i 14 e i 35 anni. Il progetto si rivolge indirettamente a più livelli sistemico sociali, alle famiglie e alla nazione.

 Attività

1.  Ricerca psicosociale: indagini comparative su gruppi di immigrati e giovani residenti a Palermo al fine di individuare, misurare e analizzare le paure, gli equivoci e i pregiudizi dominanti sul tema dell’immigrazione. Mappatura capace di fornire una solida base riguardo alle percezioni dei migranti e del pubblico in generale, valutabile con regolarità;

2. Produzione documentario e distribuzione;

3. Pubblicazione del “Diario di bordo. Immagine dal vero degli immigrati e delle varie comunità in Sicilia”.

Risultati attesi

1. Incremento delle conoscenze e della sensibilità dei giovani siciliani sul fenomeno dell’immigrazione;

2. Sensibile riduzione tra i giovani siciliani del fenomeno discriminatorio e marginalizzante per un graduale inserimento degli immigrati nel tessuto sociale; 

3. Partecipazione attiva dei siciliani, dei giovani e degli immigrati al processo di inclusione sociale;

4. Maggiore rappresentatività dei giovani immigrati nella vita pubblica; 

5. Progressiva diffusione dei sentimenti di autoefficacia negli immigrati;

6. Creazione di nuove piattaforme di dialogo, confronto e scambio tra le diverse realtà culturali presenti nel territorio che possano perdurare nel tempo;

il film

Immagine dal vero

Sensibilizzazione ed Empowerment

La presenza di individui provenienti da altri ambiti territoriali, distanti geograficamente e/o socialmente, genera, di frequente, nelle comunità di accoglienza sentimenti di diffidenza con l’effetto di rallentare in maniera ulteriore il già difficile processo di inclusione sociale.

con Adham Darawsha, Shapoor Safari Mohamed, Desmond Folayan, Abdel Fatah Muhammad, Linda Appiah, Ibrahim Kobena, Irene Dochi, Mariam Adelangua, Fella Boudjemai, Ramzi Harrabi, Nahar Kamrul, Alina Catrinoiu, Ahmet Sadico, Jemina Hajrusi e Amir Boubake.

Prodotto da Associazione Anteprima
Finanziato da Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale
Organizzatore generale Elisa Calunniato
Direttore di produzione Patrizia Toto
Soggetto Luciano Accomando, Angelo Scuzzarella
Sceneggiatura e regia Luciano Accomando
Aiuto regia Salvatore Spata
Musiche Marco Betta
Fotografia Antonio Rao
Operatori di ripresa Antonio Rao e Simone Vaccaro
Suono in presa diretta Carlo Gargano
Scenografia Daniela Fazio
Montaggio Luciano Accomando, Antonio Rao
Addetto stampa Maria Teresa Camarda
Responsabile festival Tatiana Lo Iacono
Responsabile ricerca psicosociale Angelo Scuzzarella

Sinossi

“Immagine dal vero” è un film documentario che racconta le storie di successo di cinque donne e sette uomini emigrati in Sicilia che hanno saputo riscattarsi e hanno contribuito a migliorare le comunità di cui oggi fanno parte, in cui sono perfettamente integrati. Sono medici, editori, sportivi, imprenditori, cuochi che, raccontando le loro storie, dimostrano l’importanza di valorizzare l’essere umano nelle sue specificità, evidenziando le ragioni per cui il fenomeno migratorio non può essere semplicemente avversato, né deve essere banalmente subito con pietismo e paternalistico sentimentalismo. Il film racconta inoltre, con una tecnica derivata dal reality, la vita di una donna ghanese incinta, che darà alla luce la piccola Marzia.

Con il film “Immagine dal vero” ho cercato di indagare nella dimensione intima e umana della realtà, partendo da un tema urgente e attuale come quello dell’immigrazione. L’idea è nata dall’esigenza di affrontare una delle sfide più ardue del XXI secolo, “l’incontro con l’altro”, e dalla voglia di provare a spiegare le ragioni per cui bisogna fare dell’Italia e dell’Europa una comunità aperta e pronta ad accogliere, sia perché non si può fare diversamente e sia perché, a fronte di un modello di convivenza possibile, l’arrivo di nuovi cittadini può apportare inaspettati giovamenti. I protagonisti del documentario sono immigrati, ma non lavano i vetri ai semafori e non fanno le pulizie nelle case dei bianchi. Sono immigrati che ce l’hanno fatta, che hanno avuto successo. C’è Desmond, della Sierra Leone. In Africa era professore universitario e allenatore di pallavolo in Serie A.

È arrivato in Italia nel 1997 per le Universiadi di Catania, poi è stato costretto a rimanere perché nel suo paese era scoppiata la guerra civile. Non si è mai rassegnato a un destino di “inferiore”, di “subalterno”, e ha lavorato sempre per riuscire a realizzarsi. Oggi ha una sua società di basket con un centinaio di iscritti e aiuta i ragazzi più poveri a giocare e a non arrendersi. Ci siamo immersi nella sua storia, raccontata con vivacità e ironia. C’è Fhatà, oggi responsabile amministrato di Emergency a Palermo, arrivato dall’Africa subsahariana con un barcone, fuggendo dalle torture di un regime che non gli consentiva di “respirare”. Un’esperienza, quella del deserto e del mare, che l’ha segnato, spaventato, ma che gli ha dato ancora di più la voglia di farcela, di non sprecare un’occasione. E ancora Adham, oggi medico, arrivato dalla Palestina; Alina, rumena, editrice di una rivista sulla sicilianità; Ibrahim, insegnate e mediatore culturale; Irene, parrucchiera; i giovani Rom residenti a Mazara del Vallo, che con il loro gruppo di ballo hanno avuto l’onore di esibirsi davanti al Papa a Roma; Ramzi, artista tunisino e imprenditore; Shapoor, dall’Afghanistan, cuoco e insegnante di cucina; Nahar, studentessa universitaria; Fella, giovane Algerina campionessa di kick boxing.
E infine Linda, una donna ghanese residente in Italia da cinque anni, che in occasione di uno dei suoi pochi ritorni in patria per riabbracciare la figlia e il marito, è rimasta incinta. Inizialmente cercavo una coppia di immigrati per capire cosa volesse dire procreare un bambino in terra straniera, per seguirne le dinamiche, le aspettative e i timori dei genitori. La missione si è rivelata più difficile del previsto, a causa dei pregiudizi al contrario verso gli italiani e dalla paura di mettersi in mostra. Abbiamo trovato Linda, perché il cinema, come la vita, un po’ lo scegli e un po’ ti sceglie. Dopo un piccolo periodo di formazione sull’utilizzo di una video camera, l’abbiamo lasciata libera di riprendersi nei momenti di vita che riteneva opportuni, fino al parto, momento in cui la troupe ha filmato l’arrivo della piccola Marzia. Un’emozione inspiegabile che solo con la presa diretta delle immagini siamo riusciti a raccontare agli spettatori.

Il film “Immagine dal vero, degli immigrati e delle varie comunità in Sicilia” è stato finanziato nell’ambito del Piano Azione Coesione “Giovani no profit” dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della gioventù e del servizio civile nazionale. Il progetto, che ha coniugato psicologia e cinematografia, è stato accompagnato da una ricerca di carattere scientifico, che ha permesso di svolgere indagini comparative su gruppi di giovani immigrati per misurare i sentimenti di autoefficacia e su gruppi di giovani autoctoni per misurare e analizzare le paure, gli equivoci e i pregiudizi dominanti sul tema dell’immigrazione.

L’obiettivo era non soltanto quello di combattere i pregiudizi “classici” nei confronti degli immigrati, ma anche quello di convincere i migranti a non piegarsi a un destino che credono sia per loro inevitabile.
Per la ricerca dei protagonisti del documentario sono stati stretti accordi con associazioni di settore e varie istituzioni. Le riprese sono avvenute nei loro luoghi di residenza: Siracusa, Ragusa, Termini Imerese, Sciacca, Palermo e Mazara del Vallo.